«Zecche: a Belluno il 40 per cento di casi nazionali di Tbe»

«Zecche: a Belluno il 40 per cento di casi nazionali di Tbe»

 

Sono tanto piccole, quanto pericolose. E, soprattutto, nei mesi estivi, si fanno sentire: il riferimento è alle zecche. 

Dopo l’intervento di Daniela Colombo, presidentessa dell’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, sul tema si concentra anche il dottor Renzo Scaggiante, direttore di Malattie infettive. Anche perché l’ospedale San Martino di Belluno è Centro di riferimento per le patologie trasmesse da zecche. «Sono acari – spiega Scaggiante – e per il loro sviluppo hanno bisogno di nutrirsi di sangue. Come se lo procurano? Parassitando numerosi animali selvatici e domestici. E, occasionalmente, l’uomo. Il loro habitat ideale è nelle zone boschive miste, umide, ricche di cespugli, sottobosco e radure con erba alta. Sono più abbondanti ad altitudini inferiori ai 1000 metri».

La zecca funge da vettore e da serbatoio per numerose malattie tra cui la borreliosi di Lyme, l’encefalite da morso di zecca (Tbe), l’herlichiosi-anaplasmosi e la babebiosi: «Le prime due malattie hanno fatto registrare un notevole incremento negli ultimi anni, in ragione delle mutate condizioni climatiche e della maggiore attenzione nel diagnosticarle. La diffusione è ampia nell’area bellunese. Dove, negli ultimi dieci anni, si registrano circa 700 casi di borreliosi e il 40 per cento dei casi nazionali di Tbe». 

Scaggiante fa luce pure sui sintomi: «La manifestazione clinica più frequente è l’eritema migrante, un’eruzione cutanea di forma anulare che si estende progressivamente. In assenza di terapia, si può diffondere attraverso il sistema linfatico o ematico in altri organi o tessuti. Le manifestazioni extracutanee più frequenti sono quelle a carico del sistema nervoso con meningiti, encefaliti, neuropatie periferiche e quelle a carico delle articolazioni con la classica artrite di Lyme». 

L’altra patologia di rilievo è rappresentata dalla Tbe: «La malattia decorre, il più delle volte, in maniera asintomatica. Ma quando si manifesta è caratterizzata da un andamento febbrile bi-fasico: inizialmente compare iperpiressia (febbre oltre i 40°), associata a cefalea e altri sintomi simil-influenzali. Poi, dopo una decina di giorni in cui si riacquista un relativo benessere, ricompare la febbre associata a interessamento del sistema nervoso con encefalite, meningite, paralisi. La mortalità è del 2 per cento». 

Le cure comunque non mancano: «Mentre la borreliosi di Lyme è curabile con la terapia antibiotica, la Tbe non beneficia di farmaci specifici e può essere prevenuta con la vaccinazione, che è fortemente consigliata a chi frequenta aree endemiche – conclude il dottor Scaggiante -. Ora abbiamo 4, 6 casi di punture di zecche alla settimana, mentre nell’ultimo mese abbiamo ricoverato 4 persone con Tbe: tutte dimesse e guarite».

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