«49 ore di volo e 7 mezzi cambiati: la nostra odissea da San Francisco a Belluno»

«49 ore di volo e 7 mezzi cambiati: la nostra odissea da San Francisco a Belluno»

 

In tempi di Coronavirus, ogni spostamento risulta complicato. Anche il più piccolo. Figuriamoci, allora, cosa possa significare attraversare l’Atlantico. E raggiungere il nuovo epicentro del contagio: l’Italia e il Veneto in particolare. In questo senso, un viaggio transoceanico rischia di trasformarsi in un’odissea. Come è accaduto a una famiglia bellunese, rimasta per 49 ore in balia del destino. Prima di raggiungere Itaca. Pardon, Belluno. 

Ma, in effetti, Lorenzo Forbice si è sentito realmente come Ulisse. Solo che, a differenza del poema omerico, non era da solo: con sé aveva la moglie Jessica Campodell’Orto e la figlia sedicenne Sveva. «Ripensando alla nostra avventura – spiega Forbice – ora sorrido. Sembrava di essere in un videogioco. Più ci si avvicinava alla meta, più erano complicati gli ostacoli e i livelli da affrontare». 

I tre si trovavano a San Francisco: «In California porto avanti una serie di studi e ricerche a favore di un’azienda che si occupa di impianti per produrre il vino. E l’Esta (l’autorizzazione di viaggio per gli Usa, ndr) sarebbe scaduto il 4 aprile. Ma, quando è emerso il problema del Coronavirus, il console italiano ci ha suggerito di lasciare immediatamente gli Stati Uniti. O avremmo rischiato di rimanere bloccati in America, da clandestini». Tutto è accaduto venerdì scorso: «La comunicazione è arrivata a mezzogiorno e, tre ore più tardi, i biglietti erano già presi. Tuttavia, in quello stesso giorno, avevano iniziato a cancellare i voli per l’Italia. Sembrava non ci fosse via d’uscita. E abbiamo trascorso la notte nell’aeroporto di San Francisco».

Fino a quando è emersa un’opportunità: «Ovvero, un volo che ci avrebbe portato a Monaco di Baviera. Da lì, avremmo preso il treno e raggiunto l’Italia». Peccato che il treno, nel frattempo, fosse stato soppresso: «La nostra fortuna è stata quella di imbatterci in un funzionario meraviglioso. Il quale è riuscito a trovare una soluzione per noi perfetta, con approdo a Villach, in Austria. Dove abbiamo poi attraversato il confine a piedi, camminando per 800 metri con 20 kg di bagagli in mano». A quel punto, ecco il noleggio con conducente fino a Udine. E un altro treno con fermata a Conegliano: «Alla fine, abbiamo cambiato sette mezzi diversi. Otto, se si considera lo spostamento a piedi».

Insomma, un enorme dispendio di energie. E non solo: «Fortunatamente potevamo permetterci un simile viaggio dal punto di vista economico. Ma molti, pur avendo le stesse esigenze, non hanno queste possibilità. E tutto ciò ha stimolato la nostra riflessione, anche in relazione a un Paese in cui i tamponi costano 3500 dollari l’uno. Per non parlare delle eventuali cure». L’Ulisse dei giorni nostri è comunque arrivato a Itaca insieme a Jessica e Sveva: «Ci sentiamo più ricchi. Sì, in un momento così tragico, una simile esperienza non può che arricchirci dal punto di vista umano». 

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