«Dalla poliomielite al Covid-19: il virus non ha mai guardato in faccia nessuno»

«Dalla poliomielite al Covid-19: il virus non ha mai guardato in faccia nessuno»

 

«Il virus della poliomielite attaccava i bambini; il Covid-19 colpisce soprattutto gli anziani. Oggi come allora, i virus non guardano in faccia nessuno».

Ad affermarlo è Loris Paoletti. Un uomo di 64 anni, che vive a Cesiomaggiore con la sua famiglia, è impegnato in ambito volontaristico (nell’Assi Onlus) e nello sport (pratica il tiro a volo). Ma in questi giorni, scanditi dalla quarantena e dai bollettini della Protezione civile, la sua mente è tornata inevitabilmente indietro nel tempo: perché la vita di Loris è stata stravolta da un altro tipo di virus: quello della polio. «Ha raggiunto l’apice negli anni Cinquanta – racconta – ed era terribile: oltre a provocare la paralisi degli arti inferiori e delle braccia, creava problemi all’apparato respiratorio. Quando l’ho contratto, non esisteva ancora un farmaco per la cura, tantomeno un vaccino». 

Le scoperte della scienza sono avvenute solo a distanza di qualche tempo: «Ricordo il polmone d’acciaio, il macchinario antenato dei moderni ventilatori meccanici. Teneva in vita i malati di polio: oltre 500mila sparsi in tutto il mondo. Io stesso ho avuto conseguenze pesanti, alle gambe e, in forma più leggera, al braccio sinistro». L’infanzia di Paoletti si è sviluppata tra le corsie d’ospedale: «Ho subìto 18 interventi chirurgici, 14 dei quali solo per la polio. E trascorso un anno intero ricoverato, con entrambi gli arti inferiori bloccati. Il gesso arrivava fino al bacino: ero immobile a letto». 

Per ospitare i malati, è sorto l’Istituto ortopedico elioterapico di Santa Fosca, a Selva di Cadore: «Questa struttura non era solo un ospedale, ma anche una scuola. Facevamo lezione distesi sui letti o in carrozzina, oltre alla comunione e alla cresima». Inevitabile il paragone con l’attualità: «Anche questo virus ha messo in luce la nostra vulnerabilità. Ma, come accaduto per la poliomielite, pure il Covid-19 verrà debellato. Sì, ora siamo tutti un po’ disorientati: l’importante però è continuare ad avere fiducia nei professionisti, affidarsi alle persone che sanno. E non a fantomatici santoni».

Dall’emergenza sanitaria è sempre possibile – anzi, auspicabile – trarre degli insegnamenti: «Spero che questa fase possa sviluppare una maggior propensione ad aiutare gli altri, a capire quanto siano fondamentali i vaccini. E mi auguro poi che si comprenda il senso più profondo della libertà». 

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