Donne più istruite, ma sottopagate: c’è un problema di disparità di genere

Donne più istruite, ma sottopagate: c’è un problema di disparità di genere

Una bambina che nascesse oggi a Belluno, dopo 40 anni di lavoro porterebbe a casa 124mila euro in meno di un suo coetaneo maschio. La disparità uomo – donna non è solo materia filosofica: è ancora, purtroppo, una triste realtà. Lo dimostrano i dati del report commissionato dal Coordinamento donne e delle Pari opportunità della Cisl Belluno Treviso, insieme alla segreteria Ust Cisl Belluno Treviso, ai ricercatori della Fondazione Corazzin Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron, in occasione del 25 novembre 2020, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

L’analisi parte dalla demografia. In provincia di Belluno c’è un grave problema di ricambio generazionale: la fascia di popolazione potenzialmente in età da lavoro si sta riducendo velocemente “scivolando” verso l’età pensionabile. L’indice di vecchiaia, ossia il rapporto fra la popolazione over 65 e quella 0-14 anni a Belluno, per gli uomini è passato, per gli uomini, da 140 del 2010 a 199,2 del 2020. Per le donne, da 222,3 del 2010 a 274,5 del 2020. Questo significa che ci sono molti anziani e pochissime giovani donne.

Una volta passati ad analizzare il mercato del lavoro, le cose non migliorano. Eppure, come nel resto del Veneto, anche a Belluno le donne hanno un grado di scolarizzazione più alto. Si laurea il 16%, contro il 12,9% degli uomini. Ma questo non corrisponde ad una più alta occupazione, anzi. Lo studio, che analizza un periodo lungo 15 anni (nel quale si sono attraversate ben tre crisi) lo dice chiaro e tondo: la maggiore competenza a livello accademico non trova riscontro nel mondo del lavoro, dove il sesso femminile è spesso svantaggiato.

Nel Bellunese, gli occupati maschi sono 6.510 in più rispetto alle loro colleghe donne, con una differenza di 8 punti percentuali per quanto riguarda il tasso di occupazione. E a pagare il prezzo delle crisi sono le giovani donne, Nel peggior momento della crisi economica (il 2015), nella fascia di età 18-19 anni, il divario fra uomini e donne è aumentato fino a 20,2 punti.

Differenza di genere ancora più marcata nelle assunzioni a tempo indeterminato. A Belluno, su 100 attivazioni nel secondo trimestre del 2020, il 62,2% sono di sesso maschile e solo il 37,8% di donne. Di converso, tra il sesso femminile sono più diffusi contratti part – time. Sul oltre 3.500 assunzioni fatte nel quarto trimestre del 2019, quasi 2.500 riguardano donne.

Brutte notizie anche per quanto riguarda il gap salariale. Se un uomo a Belluno guadagna all’ora 14,62 euro lordi, una donna ne guadagna 13,20. Per ogni ora lavorata, una donna prende circa 1.40/1.50 euro in meno di un maschio.

L’ultimo capitolo del Report è dedicato alle Commissioni pari opportunità, organismi permanenti di consultazione che hanno la finalità di realizzare iniziative per eliminare le disparità che le donne incontrano nel mondo del lavoro. E anche qui sono dolori. In provincia di Belluno, su 61 Comuni, solo due hanno affrontato il tema della Commissione parti opportunità: Belluno l’ha prevista nello Statuto, ma non l’ha istituita, mentre Feltre l’ha costituita il 29 settembre di quest’anno, ma senza parte sindacale.

Sull’argomento Alessia Salvador, responsabile del Coordinamento Donne e delle Pari opportunità non ha dubbi: “Va completata la costituzione delle Commissioni in tutti i Comuni e ne va riaffermato il ruolo, facendole diventare il vero luogo in cui si costruiscono le condizioni, con tutti gli attori coinvolti, affinché vi sia quel salto di qualità che finalmente faccia progredire anche il nostro Paese e i nostri territori verso una dimensione civilmente e socialmente avanzata”.

«Partiremo da qui – commenta Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno – Treviso – per avviare il confronto con le istituzioni, gli enti locali, la politica e tutti gli attori sociali per ricercare soluzioni e strumenti che contribuiscano a creare nuove opportunità e prospettive che consentano di migliorare il mondo del lavoro e del sociale, soprattutto per la parte più debole della società che rimane ancora quella femminile»

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