«Ripartire dalla sicurezza». Il manifesto dei sindacati per il Primo Maggio

«Ripartire dalla sicurezza». Il manifesto dei sindacati per il Primo Maggio

Sarà un Primo Maggio diverso: nessuna manifestazione di piazza, nessun corteo, in ottemperanza alle norme anti contagio. D’altra parte il coronavirus non fa sconti. Non lo dicono solo le cifre dell’emergenza sanitaria, ma anche quelle (altrettanto tragiche) legate al mondo del lavoro.

Sì, perché il lockdown ha amplificato esponenzialmente una situazione che già a fine 2019 dava segni di flessione, come hanno spiegato questa mattina in videoconferenza i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil. L’anno scorso si è chiuso con 2000 assunti in meno rispetto al 2018: 33.355 quelli del 2019, 35.445 un anno prima. Grosse difficoltà soprattutto nel settore dei servizi, che dopo alcuni anni con trend positivo ha chiuso con – 1.130 assunzioni. E a fronte della crescita di rapporti a tempo indeterminato nell’industria (+ 1.435) e nel Made in Italy (+ 1.080, in gran parte per il nuovo contratto siglato da Luxottica), c’è stato un calo dei rapporti di lavoro somministrato, sia a tempo indeterminato (- 230) che determinato (- 1.200). Ma tutto questo è poco rispetto a quel che sta per accadere. A livello nazionale è previsto un calo del Pil del 9%, una crescita del deficit del 5% e un aumento del debito pubblico, che sfiorerà quota 150% sul Pil. A livello locale, ci sarà da soffrire. Gli effetti più nefasti – rimarcano i sindacati – si vedranno solo fra qualche mese, ma già adesso i numeri fanno impressione. Basta citare un dato: 1.300.000 le ore di cassa integrazione richieste ed autorizzate in queste settimane, un incredibile aumento del 2.486% nei primi tre mesi dell’anno, che fanno di Belluno la provincia leader in Veneto, dove l’aumento medio è del 400%. Anche qui, come nelle assunzioni, c’entra il colosso dell’occhialeria, perché alla sede agordina di Luxottica vengono conteggiate anche le ore di cassa integrazione richieste per gli altri stabilimenti italiani. «Ci aspettano tempi duri – commenta De Carli –  e la soluzione deve passare attraverso l’Europa e gli strumenti che metterà in campo».

Quindi, cosa aspettarci dal futuro? «Sono molto preoccupato per il lavoro e per la tenuta sociale – spiega Rudi Roffarè, segretario aggiunto della Cisl – perché questa crisi porterà maggiore povertà, a causa della riduzione dei redditi e alla perdita di molti posti di lavoro, in un’area già segnata dalla spopolamento e dalla crisi dei servizi». Un aiuto potrà arrivare dal Fondo welfare, «che potrà potenziare alcuni interventi» e dal tavolo per le politiche attive rilanciato in Provincia. «Serve un nuovo patto territoriale», conclude Roffarè.

Ma il lavoro che verrà (ed è il tema centrale del Primo Maggio di quest’anno) dovrà ripartire dalla sicurezza, come spiega Giorgio Agnoletto (Uil). «Ma non bastano mascherine e guanti, si tratta di ripensare l’intera organizzazione del lavoro». Servono investimenti, anche nella sanità, «per la quale andranno utilizzati i fondi europei».

Il pensiero finale dei segretari va agli operatori sanitari, in prima linea da due mesi e che hanno scontato l’incapacità dell’Italia di saper programmare. «Se lo Stato centrale – accusa De Carli – ha badato solo a mantenere l’esistente, anche le Regioni hanno puntato solo sul contenimento della spesa. Un tema sul quale il sindacato si batte da sempre e che è tornato d’attualità nella discussione sul nuovo piano socio sanitario del Veneto, per il quale la formula magica era “invarianza delle risorse”. Ma con l’inflazione al 4% questa invarianza non può esistere, a meno di diminuire i servizi». Infine, la Case di riposo, spesso «Luogo di contrapposizioni delle diverse amministrazioni comunali, che hanno impedito un rapido intervento nel momento dell’emergenza, quando invece le strutture andavano chiuse subito. Nessuno era preparato a gestire l’emergenza, non c’era personale sufficiente per perimetrare le aree di contagio ed è mancato il coordinamento, almeno all’inizio, da parte dell’Ulss.  «Abbiamo chiesto al prefetto e al direttore dell’Ulss 1 – aggiunge roffaré – di istituire un tavolo di coordinamento. Perché con Covid – 19 ci dovremo convivere al lungo e le strutture per anziani non potranno essere lasciate sole».

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto