«Mondiali di Cortina: la distruzione pianificata della montagna»

«Mondiali di Cortina: la distruzione pianificata della montagna»

 

Mountain Wilderness all’attacco: nell’occhio del ciclone, i Mondiali di Cortina. O meglio, la loro pianificazione. 

Nei giorni scorsi, l’associazione che si batte per difendere gli ambienti incontaminati in quota ha deciso di effettuare un sopralluogo sui teatri della rassegna iridata. E, attraverso le immagini fotografiche e il racconto di Luigi Casanova, ha tracciato il quadro. «Lo scenario è impressionante – spiega Casanova attraverso il sito www.mountainwilderness.it -; l’intero versante della Tofana di Mezzo è già oggi sconvolto sia dal punto di vista naturalistico, sia paesaggistico». 

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Critiche pure sul fronte della viabilità: «La zona sciistica era già penetrata da una strada asfaltata, larga circa 7 metri. Più che sufficiente per permettere il transito in sicurezza dei mezzi pesanti e delle macchine operatrici. Questa strada sta per essere allargata fino a 9 metri, in alcuni punti supererà i 10. E sono stati tagliati centinaia di abeti e larici secolari, decine di pini cirmoli». 

Quindi, la zona del Rumerlo: «Lì, dove è previsto l’arrivo delle gare di velocità, si sta costruendo un enorme piazzale che ospiterà la tribuna e il parcheggio. Stanno lavorando su un’area umida di grande pregio, già da tempo utilizzata in modo irresponsabile. E l’arrivo sarà su terreno di riporto: non a caso, tre mesi fa, le opere realizzate hanno avuto cedimenti strutturali irreversibili». 

Occhi puntati anche sulla Carta di Cortina: «Nelle intenzioni dei sottoscrittori, il documento garantiva la piena sostenibilità dell’evento sportivo. Ma non è stato rispettato in nessun passaggio. Senza considerare un’ulteriore sorpresa: dove c’erano impianti dismessi, il territorio non è stato bonificato. Anzi, nelle pieghe del bosco sono stati aperti magazzini in discariche (tali diventano i luoghi di deposito di materiali di lavoro abbandonati». La Fisi ha chiesto di poter spostare i Mondiali: «Una richiesta motivata solo dal fatto che le opere non saranno concluse entro l’inverno 2020: non certo le nuove piste, nemmeno l’accoglienza nelle zone degli arrivi e men che meno la viabilità di accesso. Per le circonvallazioni si parla addirittura del 2024». 

E concludono: «Con tristezza, prendiamo atto di come la tempesta Vaia e la pandemia non abbiano lasciato traccia positiva sulla necessità di modificare radicalmente il nostro modello di sviluppo e il rispetto che tutte le componenti sociali devono alle montagne». 

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