Il futuro della provincia di Belluno, dopo la pandemia, passerà anche e soprattutto da Cortina d’Ampezzo: per la capacità di attrarre turisti, per questioni strategiche e di opportunità, per essere il teatro dei Mondiali di sci, il prossimo anno. E delle Olimpiadi invernali, nel 2026.
Ma ora la Regina delle Dolomiti è in quarantena, come buona parte del pianeta: prima di aprirsi al mondo, c’è un nemico da sconfiggere. «È il periodo più difficile della nostra storia recente – afferma il sindaco Gianpietro Ghedina -. E il mio ruolo istituzionale mi impone grandi responsabilità. Anche se poi, noi amministratori, siamo bypassati a livello governativo. E riusciamo incidere solo fino a un certo punto: i decreti vengono calati dall’alto, senza possibilità di intervenire».
Sindaco, come sta vivendo questa fase?
«Non è un momento facile. Ricevere ogni sera l’elenco di nomi e cognomi di persone a noi care, risultate positive al Covid-19, è una sofferenza. Ma stiamo facendo il possibile. I nostri uffici, inoltre, rispondono a ogni necessità e i volontari compiono un lavoro straordinario».
Una valutazione sul comportamento dei cittadini?
«Siamo una realtà particolare, con una forte cultura e tradizione, ma anche orientata al turismo. Nel quadro attuale, noto che la parte locale è molto attenta al rispetto del regole, mentre il discorso è un po’ diverso per quei proprietari di seconde case, che erano qui prima del decreto dell’8 marzo. Non essendo autoctoni, associano Cortina a un luogo di vacanza. E faticano a rimanere a casa».
A questo proposito, è preoccupato per il weekend di Pasqua?
«Un po’ sì, ma abbiamo trovato nella Prefettura un interlocutore attento, sensibile e presente. Sono certo che lo sforzo unanime tra istituzioni e Forze dell’ordine porterà a un buon risultato».
Il turismo è sostanzialmente azzerato: qual è la prima miccia da innescare in vista della ripartenza?
«Attraverso la partecipata Cortina Marketing, stiamo impostando la stagione estiva: il piano prevede diverse ipotesi e scenari, a seconda che l’apertura avvenga in giugno o nel mese di luglio. Punteremo su un turismo di prossimità, più locale, veneto e legato ai fine settimana. La presenza di stranieri è impensabile, anche per mancanza di risorse, oltre che per una questione di sicurezza: non resta che lavorare sul mercato interno».
Come si immagina i Mondiali 2021?
«Come l’evento della ripresa. Dopo una primavera di chiusura e un’estate frenata, sarà il primo appuntamento importante. Non solo per il Bellunese, ma per l’intero territorio italiano. I Mondiali rappresenteranno una molla decisiva per farci capire che siamo davvero ripartiti. E che il peggio ce lo siamo gettato alle spalle. A quel punto saremo tutti un po’ cambiati: nel cuore e nella testa».
Quale sarà la prima cosa che farà al termine della quarantena?
«Un bel giro in bicicletta. Non vedo l’ora».