«Black Friday per la montagna trasformata in luna park». Duro affondo ambientalista su Cortina 2026

«Black Friday per la montagna trasformata in luna park». Duro affondo ambientalista su Cortina 2026

«Non sono a costo zero. Non sono sostenibili. Non sono partecipate e condivise. Non sono trasparenti». Di cosa si tratta? Delle Olimpiadi invernali 2026, secondo gli ambientalisti. L’ultimo affondo su Milano-Cortina è di Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness e vicepresidente di Italia Nostra del Trentino.

Casanova è intervenuto qualche giorno fa all’Università statale di Milano, al convegno organizzato da OffTopic dal titolo “Giochi pericolosi”. E non serve essere dei geni per capire che l’attenzione del pericolo viene catalizzata soprattutto su Cortina. A essere demonizzate non sono solo le Olimpiadi, ma tutto ciò che è turismo. Probabilmente qualcuno si augura che Cortina e il Cadore tornino il regno del pascolo, come qualche decennio fa, mentre le località trentine e altoatesine prosperano anche grazie (o soprattutto) al turismo, assolutamente di massa.

«Nulla avviene per caso. Le ultime sedi che hanno ospitato le Olimpiadi invernali fanno tutte riferimento a grandi città. Torino 2006; Vancouver 2010, Soci 2014, Pyeonchang 2018, Pechino 2020, Milano – Cortina 2026 e probabilmente Barcellona 2030. Il grande evento sportivo e quanto vi fa da corollario con la visione culturale delle città e quindi dei loro bisogni, fa sparire le montagne che ospitano le gare. Del resto, da tempo, anche per responsabilità dirette di chi le montagne le abita, è la montagna ad essere scomparsa, certamente nei luoghi del turismo maturo» ha detto Casanova, nel suo intervento “Salviamo la montagna”. 

«Oggi il turismo ha cancellato dapprima il limite, poi la fatica agevolando ogni possibile accesso, da tempo la qualità. Il turismo inteso come ospitalità è ormai un bene quasi introvabile. Trionfa il turismo dei numeri più, dell’aggressione, ben interpretato dapprima dall’industria delle seconde case, poco dopo dalla velocizzazione della viabilità e dalla facilitazione degli accessi, poi dal turismo degli impiantisti che hanno consolidato una cultura predatoria che ci priva di valori fino alle alte quote, fino dentro le aree protette, ci priva di paesaggi oppure ci presenta territori modificati in modo irreversibile. Anzi, si stanno demolendo perfino le aree protette, vengono trasformate, con la complicità diretta di tutte le aree politiche, in strumenti di marketing. Oggi, anche grazie al prossimo evento olimpico, siamo a celebrare la montagna addomesticata alla cultura urbana. Non è più la montagna di Dino Buzzati o della Tina Merlin, di Renzo Videsott o di Ettore Castiglioni, o di Guido Rossa. È una montagna priva di anima propria, ci viene offerta affinché la si consumi ulteriormente, voracemente. Così addomesticata la montagna tutta è divenuta protesi delle città, giardino ludico dove l’identità, il genius locì sono stati cancellati, una montagna asservita ai bisogni del turista, non dell’ospite direbbe l’albergatore di Corvara Michil Costa («Troppa gente sulle Dolomiti», per il “re” degli alberghi altoatesini il riconoscimento Unesco fu un «errore»). Come definisce il turismo di oggi Michil? “Pornografia alpina”».

Casanova poi è andato dritto al punto: le Olimpiadi 2026. «I tre collegamenti sciistici di Cortina, il piano Gasser in Valtellina, determinate circonvallazioni come la bretellina a Bormio e in Sudtirol (non tutte, alcune sono utili), il villaggio olimpico di Cortina, la pista di bob a Cortina e la pista di pattinaggio a Baselga di Pinè sono opere che si possono eliminare. Alcune, i collegamenti specialmente, sono inutili, un foraggio appetitoso donato al mondo degli impiantisti e alle loro ruspe. Da oggi in poi dobbiamo alzare la voce, agire sui territori, ritornare a fare politica in montagna, per la montagna». 

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