Il virus e le conseguenze psicologiche sugli anziani: ecco lo studio

Il virus e le conseguenze psicologiche sugli anziani: ecco lo studio

 

Uno studio innovativo e approfondito: il primo in provincia di Belluno. Parte da Longarone ed è legato alle conseguenze psicologiche dell’isolamento degli anziani, in casa di riposo. Riguarda 108 ospiti ed è stato realizzato dal dottor Ali Chreyha con la psicologa Vanessa Dal Paos. 

 

Si comincia dall’anziano psichiatrico: «In alcuni casi, ha sviluppato deliri di tipo persecutorio per il contagio da virus, uniti alla paura di ammalarsi. Anche se non sempre espressa a parole». 

Le persone con demenza, invece, hanno retto bene la lontananza dai propri familiari. Almeno all’inizio: «Perché non hanno memoria delle visite e degli incontri. In questi casi, però, è difficile mantenere un contatto attraverso la videochiamata, visto che l’ospite non ne comprende le modalità e il senso. E spesso aumenta lo stato di agitazione. Nel lungo termine, però, sono gli anziani che soffriranno maggiormente questa situazione, perché la mancanza di relazione familiare si traduce in mancanza di linguaggio non verbale e contatto fisico. L’assenza dei familiari, in qualche caso, è diventata anche perdita dell’orientamento personale».

Poi ci sono gli anziani cognitivamente integri: «Per loro, la reazione all’assenza dei loro cari è stata immediata, con manifestazioni depressive e pianto che hanno portato a una perdita di energia, di voglia di mettersi in gioco, di partecipazione alla vita sociale e di comunità, inappetenza e insonnia. Le palesi dimostrazioni di malessere hanno reso più immediato il supporto e la relativa risoluzione». 

Solo le nuove tecnologie (Skype, Whatsapp, chiamate) e l’intervento dei professionisti possono attutire i danni: «La restrizione dei contatti diventa un fattore protettivo dal contagio, ma l’isolamento favorisce l’insorgenza di ansia e depressione, deterioramento cognitivo e patologie mediche. Per questo, gli interventi dovranno rimodularsi e adattarsi alle esigenze attuali per includere interventi specifici, collegati allo stato di emergenza che caratterizza il periodo storico. Depressione, l’irritabilità e il disturbo post-traumatico da stress possano durare anche per mesi, dopo la fine della quarantena». 

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